SOLUZIONI PER GUARIRE IN TEMPI BREVI DALL' ATTACCO DI PANICO
Come guarire con le terapie giuste e liberarsi dai sintomi dell'attacco di panico. Le soluzioni rapide contro il panico e l'ansia.
Le soluzioni veloci e gli interventi brevi per guarire in modo definitivo dall' attacco di panico.
Si tende spesso a fare confusione tra un attacco di panico ed episodi di forte ansia. Questo articolo ha come obiettivo quello di spiegare come riconoscere un attacco di panico, e di aiutare a differenziare le strategie che non funzionano da quelle che funzionano. L’attacco di panico corrisponde a un determinato periodo di tempo, di solito arriva ad un massimo di una mezz'ora, durante il quale la persona prova un'improvvisa e intensa apprensione associata a una vivida paura di morire o di perdere il controllo della propria mente, del proprio corpo, spesso associati ad una sensazione di catastrofe imminente. Sintomatologia e "tentate soluzioni"
Per essere reale e diagnosticabile come attacco di panico, questa sensazione deve essere accompagnata da almeno 4 dei seguenti sintomi:
Respiro affannoso
Palpitazioni
Vertigini o giramenti di testa
Sensazione di soffocamento o mancanza d'aria
Sentirsi svenire
Sudorazione
Formicolii alle mani o ai piedi
Senso di costrizione o dolore al torace Tremori
Nausea o nodo allo stomaco
Debolezza delle gambe
Visione annebbiata
Tensione muscolare
Vampate di caldo o di freddo
Bocca secca
Impressione di non riuscire a pensare chiaramente o di non riuscire a parlare
Impressione che le cose intorno non siano reali
Paura di morire, di perdere il controllo, o di comportarsi in modo bizzarro
Quando si affronta un problema, è utile prima di tutto cercare di capire come funziona, al fine di poterlo affrontare in maniera più efficace.
Nel caso degli attacchi di panico, di solito, la maggior parte della gente che ne soffre, nel modo di affrontarrli, mettere in atto certi comportamenti, che a lungo termine peggiorano piuttosto che migliorare.
Di solito i comportamenti, o le "tentate soluzioni" (soluzioni sperimentate che non funzionano), che più frequentemente vengono utilizzate sono:
cercare di controllare le reazioni interne causate dal panico
chiedere aiuto ad amici e parenti per affrontare le situazioni
evitare i luoghi o le situazioni che creano il panico
utilizzare i farmaci
Gli effetti di queste "tentate soluzioni", reiterate nel tempo, però finiscono per peggiorare, piuttosto che per migliorare.
Ad esempio, di fronte al "cercare di controllare", spesso si finisce invece per "perdere il controllo", ottenendo quindi l'effetto contrario; o piuttosto chiedendo aiuto, da un lato si sta meglio, ma dall'altro si perde la capacità di affrontare la situazione da soli; o ancora evitando, si rischia, nella peggiore delle ipotesi, di non uscire di casa per anni.
Soluzioni che aiutano a guarire dall' Attacco di Panico e per il Disturbo di Panico.
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Terapia cognitivo-comportamentale
La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è molto efficace per curare i disturbi d’ansia. L’approccio cognitivo aiuta il paziente a cambiare gli schemi di pensiero che stanno alla base delle paure, mentre l’approccio comportamentale modifica il modo di reagire alle situazioni che scatenano l’ansia.
Ad esempio la TCC può aiutare i pazienti affetti da disturbo da attacchi di panico a rendersi conto che gli attacchi in realtà non sono attacchi di cuore e i pazienti affetti dafobia sociale a superare il pensiero che gli altri stiano sempre con gli occhi puntati su di loro, pronti a giudicarli. Quando il paziente è in grado di affrontare le sue paure gli viene insegnato come usare particolari tecniche di esposizione che lo desensibilizzeranno nelle situazioni che scatenano l’ansia.
Alle persone affette da disturbo ossessivo-compulsivo che hanno paura dello sporco e dei germi viene consigliato di tenere le mani sporche e attendere sempre più tempo tra un lavaggio e l’altro. Il terapeuta aiuta il paziente a lottare contro l’ansia che l’attesa del lavaggio produce: dopo molte ripetizioni dell’esercizio, l’ansia diminuirà. Le persone affette da fobia sociale possono essere incoraggiate a passare del tempo in contesti sociali che le impauriscono senza cedere alla tentazione di fuggire e a commettere piccoli errori per osservare le reazioni degli altri. La reazione degli altri di solito è molto meno grave di quella temuta dal paziente e questo contribuisce alla diminuzione dell’ansia. Le persone affette da disturbo post-traumatico da stress possono essere aiutate riproducendo o ricordando l’evento traumatico in un contesto sicuro, contribuendo così alla diminuzione della paura. I terapeuti insegnano anche tecniche di respirazione e altri tipi di esercizio in grado di alleviare l’ansia e favorire il rilassamento.
La terapia comportamentale basata sull’esposizione è stata usata per molti anni per curare le fobie specifiche. Il paziente viene gradualmente messo a contatto con l’oggetto o la situazione che scatena l’ansia, magari in un primo tempo con immagini o registrazioni e solo in un secondo momento direttamente. In molti casi il terapeuta accompagnerà il paziente durante l’esposizione, aiutandolo e guidandolo.
La TCC si può iniziare solo quando il paziente si sente pronto, e solo con il suo permesso e la sua cooperazione. Per essere efficace, la terapia deve essere mirata alle ansie specifiche del paziente e deve essere costruita su misura sulle sue necessità. Non ci sono effetti collaterali, tranne il lieve disagio dovuto all’aumento temporaneo dell’ansia.
La TCC o terapia comportamentale in molti casi ha una durata di 12 settimane. Le sedute possono essere individuali oppure condividse da un gruppo di pazienti con problemi simili. La terapia di gruppo è particolarmente efficace nel caso di fobia sociale. Spesso ai partecipanti vengono assegnati dei compiti da completare tra una seduta e l’altra. Alcune ricerche dimostrano che i benefici della TCC hanno una maggiore durata rispetto a quelli della terapia farmacologica, almeno nel caso dei pazienti affetti da disturbo da attacchi di panico; le stesse conclusioni potrebbero valere anche per il disturbo ossessivo-compulsivo, per il disturbo post-traumatico da stress e per la fobia sociale. Se il disturbo si ripresenta in una fase successiva della vita, è possibile usare di nuovo la stessa terapia per sconfiggerlo nuovamente.
Per i disturbi d’ansia specifici, la terapia farmacologica può essere combinata con la psicoterapia: si tratta dell’approccio più efficace per molti pazienti.
Se pensate di soffrire di un disturbo d’ansia la prima persona a cui chiedere aiuto è il vostro medico di famiglia. Il medico può scoprire se i sintomi che vi spaventano sono dovuti a un disturbo d’ansia, a un’altra patologia oppure a entrambi i fattori.
Se la diagnosi è di disturbo d’ansia il secondo passo di solito è la visita da uno specialista di salute mentale. I medici più competenti per i disturbi d’ansia sono quelli che hanno ricevuto una formazione specifica per la terapia cognitivo-comportamentale e/o per la terapia comportamentale e che sono disposti a usare farmaci se necessario.
Dovreste sentirvi a vostro agio quando parlate con lo specialista che avete scelto, se non lo siete dovreste cercare qualcun altro che vi aiuti. Una volta individuato lo specialista con cui siete a vostro agio dovrete fare gioco di squadra con lui ed elaborare insieme una terapia per curare il disturbo d’ansia.
Ricordate che, una volta iniziata la terapia, è importante non smettere di assumere i farmaci da un giorno all’altro. Il dosaggio di alcuni farmaci deve essere diminuito solo sotto controllo medico, altrimenti potrebbero verificarsi effetti collaterali da sospensione. Ricordatevi di informare il medico che vi ha prescritto il farmaco prima di interrompere la terapia. Se gli effetti collaterali vi danno problemi, è possibile eliminarli adeguando il dosaggio del farmaco oppure gli orari o la frequenza a cui lo assumete.
La maggior parte delle terapie farmacologiche contro i disturbi d’ansia è mutuabile. Chiedete comunque consiglio al vostro medico o al farmacista. Per quanto riguarda la psicoterapia potete rivolgervi a uno specialista che lavora privatamente oppure presso una struttura pubblica.
Molti pazienti che soffrono di disturbi d’ansia riescono a guarire più facilmente se partecipano a un gruppo di aiuto o supporto e condividono i loro problemi e i loro risultati con altre persone. Da questo punto di vista anche le chat su Internet possono essere utili, ma ricordiamo che qualsiasi consiglio ricevuto su Internet dovrebbe essere verificato con attenzione, perché le persone incontrate su Internet spesso sono degli sconosciuti e le identità false sono all’ordine del giorno. Parlare con un amico fidato o con un religioso può anche rivelarsi utile, ma l’aiuto ricevuto non può sostituire quello di uno specialista di salute mentale.
Le tecniche di gestione dello stress e di meditazione possono aiutare le persone affette da disturbi ansiosi a calmarsi e possono rendere la terapia ancora più efficace. Alcune ricerche, per ora soltanto all’inizio, dimostrano che l’esercizio aerobico potrebbe avere un effetto calmante. È inoltre necessario evitare la caffeina, alcune droghe e persino alcuni farmaci antinfluenzali da banco, perché potrebbero aggravare i sintomi dei disturbi d’ansia. Durante la terapia, prima di assumere qualsiasi farmaco aggiuntivo, è necessario chiedere il parere del proprio medico o di un farmacista.
La famiglia è molto importante per la guarigione del paziente affetto da disturbi d’ansia. Idealmente, la famiglia dovrebbe sostenere il paziente, ma non lasciare che i suoi sintomi si incancreniscano. I famigliari non dovrebbero sottovalutare il disturbo né pretendere che avvengano miglioramenti senza alcuna terapia. Se i vostri famigliari si comportano già così, potreste far leggere loro quest’articolo: li educherete a diventare vostri alleati e vi aiuteranno a guarire presto e bene.
Affrontare l’ansia non è sempre facile e fare attenzione a ciò che si mangia è importante per farvi sentire meglio. Anche se i disturbi d’ansia non si possono curare con il cibo, una dieta equilibrata o il fatto di limitare o evitare alcuni cibi può aiutare a sentirsi meglio e a migliorare il proprio stato d’animo. Può anche aiutare a mantenere un livello costante di energia per tutto il giorno. Provate a seguire questi suggerimenti:
- Mangiare pasti non abbondanti ma frequenti. Ciò contribuirà a stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue per tutta la giornata.
- Aumentare il consumo di carboidrati (amidi). I pasti e gli snack ricchi di carboidrati portano ad aumentare la quantità di serotonina nel cervello, che ha un effetto calmante. Preferite i cibi ricchi di carboidrati complessi (come i cereali integrali), e cercate di mangiare meno carboidrati semplici (zuccheri).
- Bere molta acqua. Una disidratazione anche lieve può influenzare l’umore.
- Limitare o evitare l’alcol. L’effetto immediato dell’alcol può essere tranquillizzante per la maggior parte delle persone, ma nel momento in cui l’alcol viene metabolizzato dall’organismo può causare sintomi simili all’ansia.
- Limitare o evitare la caffeina. La caffeina è uno stimolante in grado di farvi sentire agitati e nervosi e può interferire con il sonno.
- Prestare attenzione alla sensibilità alimentare. In alcune persone, alcuni cibi o additivi alimentari possono causare reazioni avverse, anche di umore , che possono portare a irritabilità o ansia. Gli alimenti che comunemente causano reazioni sono: grano, mais, soia, latte, uova, noci e frutti di mare.
- Mangiare alcuni alimenti che contengono triptofano. Il triptofano aiuta il cervello a produrre sostanze chimiche che migliorano l’umore e hanno un effetto rilassante. Latte, banane, avena, soia, pollame, formaggi, noci, burro di arachidi e semi di sesamo sono una buona fonte di triptofano.
Quali sono le soluzioni migliori per guarire dall' attacco di panico?
10. Esporre il paziente ad una situazione temuta può far comparire velocemente i sintomi di una crisi (battito cardiaco accelerato, vampate di calore, sudorazione, ecc.) tuttavia il paziente si troverà in una situazione controllata e con l'aiuto del terapeuta che gli potrà insegnare a interpretare e a gestire questi sintomi anche quando si sviluppano in un vero attacco di panico. Il paziente sin dalle prime sedute inizia a sentirsi meglio, inizia a constatare, attraverso presa di coscienza, quello che è realmente una crisi di panico; inizia a sentirsi meglio e a notare che la frequenza delle crisi e l'intensità delle crisi stesse diventa sempre più notevolmente ridotta. In genere questo miglioramento avviene sin dalle prime sedute dando al paziente la piacevole constatazione di essere più padrone di se stesso e di poter riuscire a gestire (a differenza di quello che credeva) le manifestazioni dei sintomi di panico. Il paziente impara a rallentare le crisi, riesce a far muovere tutto al rallentatore riuscendo così ad analizzarne le singole componenti e a trovare il tempo utile e necessario per contrastarle.
Cosa vuol dire gurarire dall'Attacco di Panico in poco tempo e in modo duraturo?
Soluzioni immediate e veloci per combattere i sintomi del panico
Qualche anno fa il problema non si conosceva e, di conseguenza, non era semplice riconoscerlo.
Molti casi hanno una iter simile a quello che vi sto per raccontare. Il problema generalmente insorge attraverso un primo attacco di panico.
I sintomi classici sono piuttosto famosi, ad esempio si può avvertire tachicardia, sudorazione, brividi o vampate di calore, tremori ecc..
In poche parole, spiegato in modo semplice, l'attacco di panico è un forte attacco di paura, un terrore spesso paralizzante, senza che accada nulla nella realtà che possa giustificare tale sensazione.
Le storie che ho ascoltato, in questi anni di professione, hanno molti tratti in comune. La persona, dopo aver provato un attacco di panico, si reca generalmente al pronto soccorso per fare accertamenti.
Ricerca, in altre parole, un origine fisica che possa spiegare l'episodio di 'paura paralizzante'. Quando gli esiti degli esami del pronto soccorso sono negativi, la persona non è soddisfatta anzi, si preoccupa maggiormente!.
Avendo provato un attacco di panico ed avendo realmente sentito sintomi forti e localizzati, difficile ipotizzare che non vi possa essere un problema organico come causa del malessere.
Anni fa, quando il problema era molto meno famoso, si iniziava un vero e proprio calvario alla ricerca del colpevole. Esami su esami per poter capire cosa c'era che non funzionava bene.
Si innescava, in altre parole, un iter paradossale.
La persona, nei vari accertamenti che compiva, finiva per sperare di poter trovare finalmente una giustificazione, un motivo, che potesse rendere giusta causa all'episodio di panico che aveva provato.
Può sembrare assurdo ma in molti casi avveniva proprio questo, una ricerca, una speranza che l'ultimo esame compiuto desse esito positivo per poter finalmente cessare la ricerca e pensare finalmente alla possibile cura.
Paradossalmente, più gli esami sono negativi, più ci si può convincere di soffrire di un male raro, difficile da diagnosticare e guarire. Si creava, in altre parole, una forte suggestione negativa che poteva apparire complessa da smontare...
Il problema dell'attacco di panico può rientrare tra quelle condizioni che Gabbard (Glen O. Gabbard, 2001), definisce egodistoniche.
Rispetto ad altri problemi che possono insorgere, l'attacco di panico provoca sintomi fastidiosi, assolutamente indesiderabili.
Chi soffre di tale problema, generalmente, se ne vuole liberare quanto prima. Tale considerazione può apparire banale ma, vi sono una serie di disturbi, con caratteristiche opposte, che l'autore definisce egosintonici, che comportano une serie di difficoltà in sede di trattamento.
In altre parole, la persona che li prova trae da essi un vantaggio, che viene definito vantaggio secondario, che la porta a non essere sufficientemente motivato ad intraprendere un iter terapeutico.
E' mia opinione che l'aspetto più interessante dell'attacco di panico sia proprio il suo essere egodistonico. Un disturbo egodistonico può incidere sulla motivazione della persona, aumentandola e rendendo il trattamento molto più efficace.
In poche parole, rispetto altre condizioni psicologiche, l'attacco di panico, essendo particolarmente fastidioso, porta le persona a ricercare soluzioni per liberarsene. Tale condizione è definita da molti come essenziale per rendere un trattamento efficace.
In questa seconda parte dell'articolo prenderemo in esame alcuni principi terapeutici che oggi sono particolarmente diffusi. Un'opinione condivisa da molti è che l'attacco di panico sia una difficoltà che difficilmente si presta ad un iter composto da 'tecniche automedicamentose'.
Rispetto altri disagi che possono trovare un sollievo all'interno di manuali di auto-aiuto, per trattare l' attacco di panico può essere più indicato un iter psicoterapeutico. Le difficoltà psicologiche spesso si basano su alcune premesse.
Come scrive B. Keeney, "le nostre premesse sono come le piante dei piedi", siccome ci camminiamo sopra non le possiamo vedere. Ciò significa che fin quando non mettiamo in discussione le nostre premesse (operazione che non si può espletare da soli), le soluzioni che prendiamo autonomamente per risolvere il nostrodisagio possono non funzionare.
Tornando alla disamina sull' attacco di panico, interessante alcune idee fornite dall'approccio breve-strategico (Nardone-Waltzlawick) i cui manuali sul problema trattato sono numerosi.
Un meccanismo che si nota spesso all'interno del problema qui preso in esame è indicato sotto il termine,evitamento. In altre parola, la persona che ha un precedente di panico inizia a evitare tutte le condizioni che in qualche modo la potrebbero esporre ad un'ulteriore minaccia.
Questa tentata soluzione (così viene definita da questo approccio) non solo non risolve il problema ma lo complica. Tra le tentate soluzioni una delle più frequenti è la richiesta di aiuto. La persona inizia a richiedere aiuto ad altri, basandosi sull'idea che possano servire nell'eventuale insorgenza di un nuovo attacco di panico.
Ciò che la persona generalmente non tiene in considerazione o, a volte, si rifiuta di notare, è la dipendenza che questa tentata soluzione può creare.
Così, da un lato la persona che abbiamo al nostro fianco rappresenta un aiuto in caso vi sia un nuovo attacco, dall'altro, l'abitudine a questo aiuto ci mette in condizioni di non poterne fare a meno.
- Ipocondria:

ovvero paura delle malattie, scaturisce dalla convinzione che all’origine del disturbo ci sia una malattia organica.
L’idea di un origine organica del disturbo diminuisce il livello di angoscia della persona ed e' socialmente più accettabile rispetto al riconoscimento di un’origine psicologica.
- Depressione:

un senso di demoralizzazione e di abbattimento accompagna la limitazione dell’autonomia e l’isolamento sociale che il Disturbo da Attacco di Panico comporta.
L'individuo pensa di non avere le capacità di tornare ad essere quello che era prima della comparsa del disturbo, che non ci siano vie di uscita dalla situazione, che nessuno possa comprendere e aiutare a risolverla.
- Agorafobia:

ovvero paura degli spazi aperti. Il soggetto ha paura di essere intrappolato in un luogo o in situazioni dalle quali la fuga puo' essere difficile o tremendamente imbarazzante.
- Allerta nei confronti delle sensazioni che arrivano dal proprio corpo:

qualsiasi sintomo somatico correlato all’ansia viene interpretato dalla persona come il segnale di un imminente ripresentarsi degli Attacco di Panico. In particolare, l’attenzione e' focalizzata su qualsiasi sintomo di tipo neurovegetativo come sudorazione, tachicardia, tremore ecc..
Questi sintomi, però, sono spesso riconducibili allo stato di allerta in cui si trova l’individuo, ma vengono interpretati come conferma dell' imminente situazione di pericolo e d' incapacità a fronteggiarlo, creando così un circolo vizioso.
- Condotte di evitamento:

Il soggetto tende a evitare in maniera sempre più elevata i luoghi e le situazioni in cui si puo' sentire in pericolo o in imbarazzo.
- Dipendenza dagli altri:

la paura di dover fronteggiare da solo un nuovo attacco di panico induce l’individuo a ricercare la vicinanza e la presenza di parenti e/o amici che lo aiutano a sentirsi più al sicuro. Questo può però comportare la drastica riduzione dei livelli di autonomia della persona che può avere conseguenze al livello di funzionamento sociale e lavorativo in particolare.
Quali soluzioni adottare per liberarsi dal panico, dall'ansia e dai sintomi dell'attacco di panico. Guarire in tempi rapidi.
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